Dopo due anni di annunci e oltre sei mesi di ritardo rispetto alla delibera del Consiglio del luglio 2023 (la partenza era prevista per il 1° gennaio 2025), la Giunta ha deciso di sperimentare la Tarip nel quartiere di Barattoli.
Una decisione che conferma ancora una volta l’improvvisazione e l’assenza di consapevolezza con cui questa amministrazione affronta i temi ambientali attuando scelte volte ad evitare/rimandare i problemi piuttosto che a risolverli.
Le linee guida della Regione Lazio sono chiarissime: la tariffazione puntuale deve servire a ridurre la produzione di rifiuti, partendo in via prioritaria dalle utenze non domestiche. La Regione insiste su questo punto proprio perché, come indicato nei suoi documenti, l’avvio della Tarip presenta una serie di criticità:
- aumento iniziale dei costi dovuto alla modifica dei sistemi di raccolta;
- affidabilità dei sistemi di misurazione;
- difficoltà operative nei contesti urbanizzati;
- rischio di abbandono dei rifiuti e migrazione nei Comuni vicini;
- peggioramento della qualità della differenziata;
- incertezza del gettito tariffario.
Proprio per questo, la sperimentazione deve servire a testare, correggere e migliorare il sistema, raccogliendo dati reali, in particolare dalle utenze non domestiche.
E la Giunta che fa? Sceglie Barattoli. Un quartiere dove la presenza di attività commerciali è nulla. In altre parole, un contesto che non permette di affrontare né di valutare le criticità principali del nuovo sistema tariffario. Una scelta inutile, fatta con l’astuzia di chi non vuole creare disagi, non vuole assumersi la responsabilità dei controlli, non crede nelle politiche ambientali e che rende sostanzialmente la sperimentazione una semplice formalità e ne svuota completamente il senso.
Ma c’è di peggio.
Nel regolamento Tarip approvato dalla maggioranza, all’art. 16-bis comma 5 (riportato integralmente in calce), si legge testualmente che se un contenitore risulta pieno o viene usato impropriamente da altri utenti, verranno conteggiati tanti svuotamenti supplementari quanti ne occorreranno per ripulire l’area. E a pagarli saranno le utenze titolari del contenitore. Tradotto: se un commerciante o un abitante del lungolago subisce l’abbandono di rifiuti nei suoi bidoni, nonostante non ne sia responsabile, sarà comunque lui a doverne sostenere i costi!
Una norma gravissima, che scarica la responsabilità sugli utenti invece che su chi dovrebbe controllare e prevenire gli abusi. Una scelta contestata in commissione e in consiglio comunale. Durante la discussione, avevo presentato emendamenti proprio per correggere queste storture. Il Sindaco mi chiese di ritirarli, promettendo che il regolamento sarebbe stato rivisto successivamente. Promessa mai mantenuta. Classica bugia istituzionale.
La Tarip interpretata dalla Giunta comunale, non è uno strumento equo né efficace. E finché verrà gestita con superficialità, scelte sbagliate e regole assurde, non porterà né sostenibilità né giustizia, ma solo confusione, sporcizia e ulteriori costi per i cittadini.
Enrico Stronati
Di seguito il testo integrale del comma 5, art. 16-bis del Regolamento Tarip
5. Qualora il contenitore risulti pieno con coperchio aperto o con sacchi disposti al di sopra o a fianco dello stesso (anche con coperchio chiuso) verranno conteggiati tanti svuotamenti supplementari quanti ne sono necessari per garantire la pulizia. Le utenze non domestiche i cui contenitori anche se chiusi, risultino potenzialmente soggetti all’abbandono del rifiuto, avranno la responsabilità di verificare che gli stessi non vengano utilizzati impropriamente da parte di altri utenti (sia domestici che non domestici). Gli eventuali svuotamenti aggiuntivi e supplementari necessari a garantire la pulizia, saranno tariffati a carico degli utenti domestici e non domestici occupanti l’immobile.

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