L’esercizio della “proroga”

Le “proroghe” all’utilizzo di acqua con valori al di sopra di quelli stabiliti dal DLgs 31/2001, concesse a più riprese, sino a giungere alla fine del 2013, avevano come unico obiettivo quello di evitare che, da un giorno all’altro, diventassero fuori legge tutti gli acquedotti interessati dal problema potabilità (ricordo che per essere considerata potabile l’acqua deve rispettare i seguenti valori massimi: 10 microgrammi/litro per l’Arsenico e 1,5 mg/litro per il Fluoruro – quest’ultimo lo cito perché ad Anguillara, specie a PdE, anche questo metallo è presente in traccia nelle acque dei nostri pozzi). Qualora non fossero state concesse le proroghe, il giorno dopo l’entrata in vigore del DLgs 31/2001, tutti i Sindaci dei circa 90 Comuni solo nella Regione Lazio, avrebbero dovuto emettere la Ordinanza di non potabilità. Ma l’obiettivo delle proroghe era – ovviamente – quello di dare tempo agli Enti preposti, di procedere ai lavori necessari ad assicurare la distribuzione di acqua potabile nelle case dei cittadini, non certo per “rimandare” il problema alle amministrazioni future come, invece, è stato fatto in quasi tutti i Comuni interessati dal problema, compreso il nostro.

Va anche detto, ad onor del vero, che la situazione economica degli Enti Locali degli ultimi 15 anni, nonché le stringenti normative connesse alla Legge di Stabilità, non consentivano né alla Regione Lazio e ancor meno al Comune di Anguillara, di ipotizzare l’apertura di mutui per fare fronte all’emergenza acqua potabile e ai conseguenti lavori di adeguamento dei pozzi.

Peraltro il quadro normativo in fatto di “servizi idrici”, dall’avvento della Legge Galli, è incredibilmente incasinato. Basti pensare che Anguillara farebbe parte dell’ATO 2, quindi – in teoria – dovrebbe cedere il servizio al gestore unico Acea Ato2 Spa, cosa che a più riprese la passata Amministrazione (Pizzorno) respinse per rispetto della volontà popolare conseguente dal referendum plebiscitario del 2011 sull’acqua pubblica (a dirla tutta, siamo stati anche tra i promotori della Legge sull’acqua pubblica, approvata dalla Regione Lazio nell’aprile 2014 – L.R. 5/2014, ma ancora non applicata) nonché per evitare un aumento dei costi sulle spalle delle famiglie pari a circa il 32%.

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