Acqua · Comunicazione · Trasparenza

Lettera aperta: chi controlla l’autobotte?

Ho fatto un salto all’autobotte per potermi rifornire di acqua potabile, visto che gli uffici comunali mi hanno informato (in data 17.05.2017), a seguito di una mia richiesta, che la mia utenza è collegata all’acquedotto del Biadaro e quindi anche io sono sotto Ordinanza di non potabilità dal 3 maggio 2017.

So che la fornitura di acqua potabile per tramite di autobotte, deve seguire determinate regole igienico-sanitarie e che il soddisfacimento delle stesse abbia evidenza affinché il cittadino possa avere rassicurazione che stia davvero prelevando acqua potabile, salubre, igienicamente certificata, etc etc.

Di seguito le foto che mostrano la autobotte parcheggiata, giorno e notte, presso il parcheggio dell’ex Consorzio agrario, in prossimità della Stazione Ferroviaria.

Ho voluto mostrare le foto perché risulterà più facile rappresentare i miei dubbi e comprendere le mie domande che sono, chiaramente, rivolte alla Amministrazione Comunale nell’intento di avere delucidazioni e garanzie su quanto viene erogato dalla cisterna.

I dubbi che mi sono sorti recandomi presso il parcheggio dove è in sosta – giorno e notte – l’autobotte, riguardano il rispetto delle norme igienico sanitarie previste dalla normativa vigente in materia, che di seguito riporto:

  • L’autobotte messa a disposizione della cittadinanza, “parcheggiata” nel piazzale attiguo alla Stazione Ferroviaria e – quindi – lasciata al libero arbitrio in una zona ad elevatissimo transito, è in qualche modo controllata?
  • Dove posso reperire le informazioni circa la certificazione della fornitura e la salubrità dell’acqua in essa contenuta?
  • I rubinetti non risultano essere dotati da meccanismi di sanificazione? Posso avere contezza che questi siano protetti da agenti patogeni?
  • Dove posso sapere se il materiale di cui è composta la “cisterna”, a contatto con l’acqua, sia o meno conforme alle prescrizioni della normativa vigente? Esiste certificazione in merito? Io ho notato segni di ruggine, ma sarà sicuramente un problema esterno.
  • E’ prevista la rispondenza ai principi HACCP per questo genere di fornitura alternativa? Se si, dove posso trovare le certificazioni?
  • La competente ASL, è stata informata di questa fornitura alternativa ed esegue le analisi di controllo come parrebbe doveroso in base all’art. 8, DLgs 31/2001 (LINK)? Dove posso trovarle?
  • Il carico e lo scarico dell’acqua dovrebbe prevedere un registro che ne tracci orari e frequenza, ciò al fine di verificare da quante ore l’acqua sosti nella cisterna – che in casi del tutto eccezionali deve essere max 12 ore, è possibile consultare suddetto registro?
  • La continua esposizione ai raggi solari, non pregiudica le qualità biologiche dell’acqua a seguito dell’aumento della temperatura? E’ possibile conoscere l’esito delle analisi biologiche di un campione di acqua? Anche di laboratorio privato.
  • L’ente gestore (in questo caso il Comune) è tenuto, per garanzia, ad effettuare controlli interni (analisi in proprio)? Se si, come parrebbe leggendo l’art. 7 del DLgs 31/2001 (LINK), si possono conoscere le analisi eventualmente eseguite dal Comune di Anguillara?

Sono dubbi che mi sono sorti perché presso l’autobotte, come mostrano le foto, non vi è alcuna informazione in merito.

Sono, però, certo che le mie perplessità e i miei dubbi, saranno già stati presi in considerazione dalla nostra Amministrazione Comunale che come è noto, è la sola ad avere “a cuore la salute dei cittadini ed in particolare dei bambini”.

Sono, altresì, certo che avranno verificato la rispondenza a tutte le prescrizioni, a tutte le disposizioni, a tutte le norme, a tutte le regole e a tutte le garanzie che il caso prevede e avranno contezza di stare correttamente fornendo acqua potabile tramite la suddetta autobotte.

Non sarà, quindi, complicato rendere note alla cittadinanza le risposte alle domande che saranno ritenute pertinenti e ad informare su quelle che invece non saranno ritenute tali.

Chiedo, cortesemente, qualora verranno forniti chiarimenti (al fine di rendere un servizio alla collettività, mi occuperò io di diffondere l’eventuale risposta), di citare anche le fonti normative a supporto degli stessi.

Evidenzio, infine, che la risposta ai quesiti sopra riportati, interessa i molti cittadini (circa 8500) serviti dall’acquedotto del Biadaro che, evidentemente, stanno provvedendo al problema della mancata potabilità, acquistando acqua in bottiglia per cucinare, lavarsi i denti, etc etc. Mi auguro che almeno questo venga tenuto in considerazione e fornisca uno stimolo in più a voler chiarire i dubbi che hanno colto il sottoscritto e che, sicuramente, molti altri avranno avuto recandosi all’angolo del parcheggio dell’ex Consorzio agrario per rifornirsi di “acqua potabile“.

Un cordiale saluto.

Enrico Stronati

Pubblicità